La lettera con la risposta del Papa, evidentemente scritta prima del ricovero al Gemelli, è apparsa qualche giorno fa sul numero di marzo del mensile “Piazza San Pietro”. La donna che l’ha scritta si chiama Catia e solleva un problema comune a molte mogli (e mariti): in questo caso, come perdonare il tradimento del coniuge.
Pubblichiamo di seguito il testo della lettera e la risposta di Francesco.
Caro Santo Padre, ho tra le mani la rivista Piazza San Pietro e gli occhi mi si riempiono di lacrime. Ho scoperto che mio marito mi tradisce da più di un anno con una donna più giovane. Il motivo? Gli ho chiesto un figlio per il quale lui dice di non essere pronto al momento. Nonostante l’immenso dolore, ho messo il nostro matrimonio al primo posto e ho cercato di ricostruire la fiducia e la speranza chiedendo allo Spirito Santo di darmi la forza di perdonare. L’ho visto sinceramente pentito e si è avvicinato alla fede, iniziando a pregare con me ogni giorno e accompagnandomi a messa ogni domenica. Ma in tutti questi mesi ha continuato a mentirmi, ascoltando l’altra e concordando con lei le bugie che mi raccontava per nascondermi le cose più gravi; mi sento ferita, ingannata, umiliata e persa. Come posso trovare la forza di perdonare tutto questo? Come posso credere di nuovo alle sue parole? Come posso scacciare dal mio cuore il ricordo di tutto quello che ha fatto con un’altra anche in casa nostra? Mi sento persa e abbandonata, anche se, nel mio cuore, sento di amarlo ancora molto. Vorrei solo un segno, qualcosa che mi faccia capire che perdonare l’imperdonabile è la cosa giusta da fare, che non ho perso la mia dignità e che Dio è al mio fianco e mi sostiene. Grazie di cuore Papa Francesco. Catia.
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Cara Catia,
non è facile perdonare, soprattutto quando si è traditi nell’amore, nelle parole, nella fiducia. Gesù nel Vangelo esorta a perdonare sempre, come si legge nel Vangelo di Matteo (Mt 18, 21-35). Dio ci perdona sempre e vuole che noi facciamo lo stesso. L’amore, come ho scritto nel quarto capitolo di “Amoris laetitia” (l’Esortazione Apostolica del 2016 dopo il Sinodo sulla famiglia), va oltre la giustizia, e straripa gratuitamente, perché gratuitamente abbiamo ricevuto, e gratuitamente diamo (cfr. Mt 10,8).
Ogni storia, tuttavia, è sempre speciale, diversa, unica. Il perdono è un atto libero, personale, che trae forza dallo spirito, dalla grazia e dall’amore di Dio. La sua domanda, Catia, in sostanza ci fa capire che la questione del perdono, che ripeto è sempre un dono e un fatto personale e umano, è una questione anche distinta rispetto alla dinamica positiva di una storia matrimoniale. Questi aspetti si possono intrecciare (l’uno fa bene all’altro, e viceversa), ma occorre anche fare attenzione al cammino personale del perdono che guarisce le ferite e smaltisce ogni rancore e giudizio sulla vita dell’altro, rispetto alla verifica matrimoniale sullo stare insieme nella carità e nella verità, e che ha una sua autonomia che prescinde dalla capacità di perdonare. “In alcuni casi – si legge nel cap.6 di “Amoris laetitia” (p.241) – la considerazione della propria dignità e del bene dei figli impone di porre un limite fermo alle pretese eccessive dell’altro, a una grande ingiustizia, alla violenza, o a una mancanza di rispetto diventata cronica. Bisogna riconoscere che ci sono casi in cui la separazione è inevitabile. A volte può diventare persino moralmente necessaria, quando appunto si tratta di sottrarre il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza”.
Lei chiede un segno per comprendere che perdonare l’imperdonabile è la cosa giusta. Sì, è la cosa giusta ma non l’unica da fare. Catia, si rilegga anche il quarto capitolo di “Amoris laetitia”. L’amore nel matrimonio va sempre migliorato, guardando a Gesù, a Maria, all’inno della carità di San Paolo. Se c’è l’amore, l’amore è capace di pazientare, ricucire, riparare. In questa ricerca dell’amore vero con pazienza, amabilità, benevolenza, reciprocità, Catia, lei può chiedere a suo marito di fare insieme un cammino di accompagnamento, ad esempio alcuni incontri con una coppia cristiana impegnata a sostenere le coppie ferite, condividendo le esperienze di vita, le difficoltà, il perdono, la riconciliazione. Ci sono presso le parrocchie coppie che svolgono questo servizio, talora con una competenza specifica (counseling o supporto psicologico). A volte queste coppie hanno superato esse stesse gravi situazioni ed ora vivono serenamente. Ed è importante ascoltarle.
Questo può essere il segno che lei chiede. Certo, può essere un itinerario a ostacoli, ma insieme si può vivere una autentica conversione matrimoniale. Con la preghiera e il perdono, che costruiscono e rafforzano la conversione di ciascuno, il bene cresce e può vincere qualunque male. Niente è impossibile a Dio. Speriamo che suo marito accetti questo nuovo cammino, perché – se c’è l’amore in una coppia – l’amore può curare ogni ferita, e far risorgere il matrimonio.
Pregherò per lei, Catia, e per il suo matrimonio. Lei non si dimentichi di pregare per me. Francesco