Anche il capitolo che segue, come il precedente già pubblicato “Misericordia a secchiate” è tratto dal libro “Non avere paura di perdonare”. E come questi lo proponiamo – come già fece papa Francesco – alla meditazione quaresimale dei lettori.
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(Alver Metalli-Andrea Tornielli) In un confessionale entra tutto il mondo perché si introduce l’umanità che lo compone. Come dicevo in precedenza si può ben dire che il confessionale sia un luogo di missione. Come andare in terre nuove da evangelizzare, dove annunciare la redenzione di Cristo, la sua misericordia verso l’uomo che non è stata ancora ascoltata. In confessionale entra molto dolore, tanta sofferenza, molto desiderio di essere ascoltati, di condividere situazioni che non si sopportano in solitudine, molto desiderio di essere perdonati. È grandiosa l’opera che Dio realizza nei pellegrini che vengono nel Santuario di Pompei (nella foto). Ho confessato adulti che avevano assassinato. Ma anche giovani. Uno mi ha risposto che non aveva ucciso in difesa propria, lo aveva fatto per rubare. Era pentito per la terribile azione che aveva commesso. Il fatto lo aveva scosso molto. Quando è venuto da me aveva in mano una bibbia. Mi diceva che voleva uscir fuori da quella situazione. Che voleva cambiare. Mi sono toccati vari casi di persone che hanno ucciso. Non credevano che Dio li potesse perdonare. Dio potrà farlo veramente? Io gli rispondo di sì. Lo dico con tutta l’anima, forte, chiaramente. Dio si è fatto uomo per stare con noi, ed è venuto a perdonare, amare, abbracciare, si è incarnato per camminare con noi. Il perdono di Dio è una forza di amore che dona il dolore per il male commesso, un dolore che va ben oltre il sentimento naturale di dispiacere per un misfatto commesso, magari orribile, e la volontà di riparare raddrizzando la propria vita.
Quante mamme sono venute con il loro dolore per aver abbandonato i figli. Anche dopo molti anni. Per situazioni diverse, o perché avevano perso il lavoro e non vedevano come tirare avanti con quelle bocche da sfamare, o perché erano state abbandonate dal marito, o per entrambi questi motivi. Ci sono donne che vengono da me a distanza di tanti anni con questo peso; non possono cancellare quel momento, quel gesto, quell’abbandono dei figli piccoli che sono poi cresciuti con i nonni, o con gli zii. Chiedono perdono, cercano di giustificarsi con ragioni di necessità, ma sempre con un grande dolore dentro di cui non riescono a liberarsi. Sono madri che sanno di aver commesso un crimine che ha amareggiato la loro vita, anche quando si profondono in spiegazioni su spiegazioni sulle ragioni per cui l’hanno fatto.
Gli aborti pesano moltissimo nell’esistenza di una donna. Ci sono donne che si avvicinano al confessionale dopo molti anni e si capisce che non lo possono superare. Quando sono giovani mi dicono: “Padre non sapevo quello che facevo. Adesso mi rendo conto che ho ucciso mio figlio”. Hanno avuto altri figli con gli anni, ne vedono la bellezza, li hanno vicini, li guardano crescere e pensano a quello che non hanno voluto. É duro. Soprattutto quando gli aborti sono stati più di uno. Ricordo una donna che ne aveva fatti 6, un’altra 5. Si vede a volte che tentano di minimizzare, come se non fosse successo niente di irreparabile, ma non è così, lo sanno bene dentro di loro anche se la natura umana si difende dal dolore che assale cercando di incapsularlo e spingerlo nel passato per dimenticarlo più facilmente.
Il più delle volte quella di abortire non è stata una decisione loro. Spesso sono i genitori ad obbligarle. Era fidanzata, ha avuto rapporti, è rimasta incinta… “cosa dirà la gente, cosa penseranno gli amici” e la famiglia comincia a far pressioni per obbligarla ad abortire. Anche quando la ragazza non vuole o ha dei dubbi. La spingono fino al punto da non lasciarle scelta. I genitori sono molto spesso i veri colpevoli degli aborti. O anche il fidanzato, che paga l’intervento perché resti tutto nascosto, perché non lo sappia la propria famiglia e la famiglia di lei. Fanno tutto clandestinamente e lui, pur di liberarsi di un problema, non esita a mettere i soldi per pagare chi praticherà l’aborto. Altre volte è la ragazza stessa che decide di non proseguire la gravidanza, per la situazione economica difficile in cui si trova, perché ha perso il lavoro o non ce l’hanno nessuno dei due e non lo trovano, o quello che hanno è precario. Un’altra ragione frequente che spinge una donna ad abortire è la disarmonia con il compagno o il fidanzato o lo sposo. Lei è convinta che il loro rapporto non durerà e ha paura di rimanere sola con il figlio di lui, oppure ha maturato un risentimento tale nei suoi confronti che non gli vuole dare il figlio che magari desidererebbe avere.
Le ascolto, le guardo, e capisco che è duro, è doloroso per loro quello che sono venute a confessare. Come prendere alla leggera il perdono di Dio? Con queste donne parlo di figure della bibbia in cui Gesù ha perdonato. Maria Maddalena, l’adultera, la vedova di Nain. O Zaccheo, il figliol prodigo e anche il ladro pentito. Se ha passato la vita facendo cose orribili e Gesù l’ha perdonato per una parola di pentimento, per uno spiraglio di fede che si è aperta all’ultimo momento, non perdonerà anche te? Se tu avessi le conoscenze e la coscienza che hai oggi che vieni qui a confessarti per quello che hai fatto tempo fa, oggi non lo avresti fatto; quindi non si può giudicare il gesto di ieri con il criterio e il sentire cristiano che hai adesso. Anche a loro dico che Dio le abbraccia, che Dio le vuole bene, le ama e cammina con loro. Che è venuto a perdonare, non a castigare, è venuto per stare con noi, ha lasciato il cielo per condividere la nostra condizione di uomini che sbagliano. Allora, come possiamo avere paura! Mi sembra quasi un’assurdità, un non conoscere, un’idea sbagliata sul nostro Padre Dio.
Grazie a Dio il confessionale è anche un luogo di vita, anzi, lo è sempre perché il perdono rigenera, fa nascere qualcosa di nuovo, che non esisteva, ma lo è anche perché qualche ragazza prende coscienza di quanto sia negativo quello che si è proposta di fare e non lo fa più. Ho avuto casi di giovani che sono venute dicendo di voler abortire e che poi non l’l’hanno fatto. E magari contro il parere dei genitori. “Loro pensino quello che vogliono ma io voglio tenere mio figlio, voglio essere madre, voglio vederlo crescere e aiutarlo ad essere felice”.
“Lo voglio e voglio che viva”.
Ci sono molti omosessuali che vengono al confessionale. Tanto uomini come donne. A volte hanno coscienza immediata del peccato, altre no e chiedono se non sta bene quello che fanno. Tanti vengono ripetendo sempre le stesse cose. Si vede che non si sentono a loro agio, che vorrebbero cambiare. Io gli dico di evitare le occasioni di peccato, quelle circostanze che rendono ancor più debole la debolezza che riconoscono di avere. Altro non posso fare, non ho capacità per andare oltre. I pedofili li invito a rispettare la persona, se stessi e gli altri. Che gridino a Dio che li liberi da questa schiavitù che fa male al prossimo più indifeso. “Lotta e fatti curare”.
Qualcosa che mi ha fatto felice. In alcune opportunità sono venuti giovani che hanno detto: “Oggi padre voglio confessarmi per qualcosa che non ho mai avuto il coraggio di dire. Ho avuto l’occasione ma non l’ho fatto”. Io li incoraggio: gli dico: “prenditi tutto il tempo che vuoi, io non ho fretta, ma confessati, metti nelle mani di Dio tutti i pesi che porti nel tuo zaino, rovescialo tutto davanti a lui, e vedrai che te ne andrai dal confessionale sollevato”. E succede così.
“C’è altro?”.
“No padre”.
“E come ti senti?”.
“Posso respirare”.
Una esperienza di liberazione reale.